Gabriele Pala (ex-Karnak, Goldenseed, Azure Agony)



BIOGRAFIA

Sono un polistrumentista italiano, residente in Friuli Venezia Giulia, classe 1977. Mi sono interessato alla musica all’incirca all’età di 10 anni, quando iniziai a giocare con una vecchia e malandata chitarra che da qualche tempo mi osservava impolverata da sopra un armadio. L’action era improponibilmente alta e forse uno strumento del genere sarebbe stato più adatto ad alimentare le fiamme di un caminetto piuttosto che quelle della mia passione per il suono. Cionondimeno me ne innamorai. Il resto è storia.

La mia prima band si chiamò Fire Dreams e proponeva alcune cover degli Iron Maiden e alcuni inediti, di cui attualmente non esiste traccia registrata, per quanto mi risulti. Questo primo progetto, avviato nel 1991 o giù di lì, durò poco meno di due anni per poi dissolversi, come normalmente accade a quasi tutti i complessini da scuola superiore.

La mia adolescenza fu invece integralmente dedicata al death metal, genere musicale che ancora oggi sento primario nelle mie (molte) corde. In quegli anni oscuri mi unii a una band locale chiamata Subtraction, che poi mutò il suo nome in Obscenity (c’erano già degli Obscenity tedeschi anche abbastanza noti, ma all’epoca internet non esisteva o non era così diffusa come oggi, quindi non ci accorgemmo di utilizzare un nome già noto nel genere). Il sound proposto spaziava un po’ in tutte le ramificazioni del death metal classico, che allora viveva il suo periodo di più grande fulgore.

Macinando riff e assoli di improbabile difficoltà per un ragazzino minorenne mi guadagnai una discreta fama nella mia zona, grazie alle innumerevoli esibizioni live che fortunatamente allora erano abbastanza facili da organizzare. Credo, onestamente, di star ancora vivendo di rendita di quell’epoca, anche se i tendini delle mani non sono più flessibili come allora.

Nel 1997 gli Obscenity mutarono il loro nome in Karnak (anche qui non potevamo sapere che tale nome apparteneva già ad altre band, anche di altri generi) e la proposta musicale iniziò ad evolversi in modi forse anche inaspettati. Il primo album ufficiale, intitolato “Perverted” venne alla luce lo stesso anno e coincise con le prime esperienze in studio di registrazione. Ne uscì un prodotto complesso, spigoloso, a tratti malsanamente virtuosistico, tuttavia ancorato al brutal death di quegli anni.

L’anno successivo la formazione dei Karnak si stravolse e prese una direzione che abbandonava quasi del tutto il brutal puro, inserendo elementi di jazz, fusion, black e horror. In pochi mesi fu scritto quello che considero ancora oggi il mio lavoro migliore: “Melodies Of Sperm Composed“. Il titolo è volutamente scioccante e deviato, i testi lo sono stati ancora di più e la musica non poteva essere da meno. L’album uscì ufficialmente nel 2000 per una label italiana e fece il giro del mondo, riscuotendo ammirazione da addetti ai lavori, critici e fan. Ancora oggi, dopo più di 20 anni, ricevo messaggi dai 4 angoli del pianeta da persone che vogliono complimentarsi per quella musica. Putroppo all’epoca non fummo in grado di fare il grande salto e quell’album restò un iconico episodio nell’underground italiano, ma nulla più. Purtroppo Melodies non è disponibile sulle maggiori piattaforme di streaming in quanto non tutti i membri della band che lo scrissero sono d’accordo con la sua pubblicazione, per ragioni legate all’uso del moniker della band. Se siete fortunati lo potete trovare a qualche fiera del disco di collezione.

Nel 1999 ho dato inizio al progetto Goldenseed, attivo ancora oggi. L’intento iniziale era quello di raccogliere il materiale di scarto (musicale ovviamente) dei Karnak

Negli anni invece, i Goldenseed sono diventati in realtà un mio alter ego sonoro in cui incanalare tutto ciò che non era possibile realizzare con band umane, per ragioni sia tecniche che ideologiche. Nell’ambito della one-man-band ho realizzato finora 5 album che spaziano nelle più disparate branche dell’estremo. Solamente il terzo lavoro è uscito ufficialmente per un’etichetta italiana, i restanti sono in ogni caso delle autoproduzioni.

Dal 2002 al 2004 vennero alla luce altri 2 album autoprodotti dei Karnak, il primo (“Tutti i Colori del Buio”) fu un omaggio alla filmografia horror italiana degli anni 70, il secondo (“Laboratorium”), con l’inserimento di una delirante intepretazione vocale a cura del frontman dei Garden Wall, fu un totale decollo in orbita, in termini musicali. Il death metal fu quindi quasi completamente abbandonato in favore in un prog estremo, acido e malato. Chi ebbe la fortuna di vedere questa formazione live me ne dà riscontro ancora oggi come qualcosa di completamente fuori dagli schemi. La proposta purtroppo non fu invece ben accolta dai discografici, che riuscirono a bollare l’opera come “non originale” (tutto si poteva dire, tranne quello). I Karnak in questa livrea prog tuttavia non durarono molto e l’album successivo (l’ultimo a cui partecipai) fu un ritorno totale al brutal becero e crudo, e chiuse definitivamente la porta del prog.

Parallelamente ai Karnak, per un breve periodo, ho suonato qualche live con i friulani Revoltons, sostituendo ben due musicisti in un colpo solo (tastierista e secondo chitarrista): grazie a un accorto uso di arrangiamenti, pedalini vari e accordature, riuscivo live a suonare entrambi gli strumenti contemporaneamente, un esperimento davvero interessante e stimolante! La distanza e qualche problema logistico hanno impedito di continuare questa collaborazione, che in ogni caso ricordo sempre con gran piacere.

Dopo “Dismemberment” (titolo quanto mai significativo), abbandonai i Karnak dopo 17 anni di convivenza musicale, per approcciarmi in modo permanente al mondo del prog strumentale, unendomi agli Azure Agony con i quali ho realizzato due album, entrambi usciti ufficialmente sotto SG Records e molto ben recensiti dalla stampa specializzata.

Anche gli Azure Agony, per motivi vari, non sopravvissero a lungo e i vari componenti della band presero ognuno la sua strada, sia personale che musicale, lasciandomi così a tempo pieno a coltivare il progetto Goldenseed.

Nel frattempo ho avuto la fortuna, grazie a internet e a vecchie conoscenze del mondo death metal di partecipare ospite come solista in diversi lavori di formazioni provenienti un po’ da tutto il mondo, tra cui i canadesi Gone In April, i Sanity Obscure da Singapore e gli italo/sloveni Minotauro.

Nel frattempo mi ero approcciato anche al Chapman Stick, mirabile strumento da suonare in tapping, e con questo ho partecipato per la prima volta non armato di chitarra, al primo (e finora unico) album dei Celestial Serenity, progetto avvicinabile al genere proposto dai Cynic, in cui hanno partecipato musicisti provenienti praticamente da ogni angolo del globo.

Tra il 2010 e il 2015 ho partecipato a una riedizione di un vecchio gruppo locale della mia zona, i Rigor Mortis (che per l’occasione hanno aggiunto il suffisso “XI”, un po’ come molti gruppi moderni fanno con quel fastidiosissimo “A.D.”). La band era pensata per fare un’unico concerto di tributo alle sue incarnazioni precedenti. Successivamente a quel concerto, i componenti della band avevano stretto una bella amicizia e decisero di continuare l’esperienza con il nome di Born Again.

I Born Again hanno realizzato un album intitolato “Unprecedented Atrocities”, uscito per un’etichetta polacca, tuttavia il progetto non ebbe un grosso seguito e la band venne nel tempo accantonata.

Siamo circa ai giorni nostri. La mia attività musicale principale è al momento prevalentemente online e in forma privata, tuttavia non nego una volontà di calcare nuovamente i palcoscenici armato di qualche improbabile strumento, e tornare a vedere quelle poche facce sbigottite che ho sempre visto ai miei live. Vedremo!

THE OLD BLOOD #THEOLDBLOOD.